Ormai, è diventata prerogativa di tutti l’abbattimento dell’impatto ambientale per favorire lo sviluppo di settori come l’agricoltura. Ovviamente, nell’ambito dell’alimentazione le sfide da fronteggiare per farlo sono ben più ardue. Fronteggiare il fabbisogno di una popolazione umana in crescita esponenziale senza mettere a rischio il clima è davvero difficile. Lo attesta la crisi climatica che continua ad aggravarsi a dispetto della moltitudine di proposte avanzate per cambiare le cose. Le varianti selvatiche delle colture alimentari, anche dette parenti selvatici, possiedono una variabilità genetica che può aiutare ad adattare l’agricoltura all’evoluzione dell’ambiente, aumentando i raccolti in sicurezza. Purtroppo, però, sono oltre 70 i parenti selvatici a rischio di estinzione oggi.

Piante selvatiche a rischio estinzione: vaniglia e avocado

Stando ad uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plant People Planet, su un totale di 224 piante analizzate, il 35% sono a rischio estinzione in natura. Ciò accade poiché gli habitat selvatici sono stati convertiti all’utilizzo umano, in combinazione con il passaggio dai sistemi agricoli tradizionali alla meccanizzazione e all’uso diffuso di erbicidi e pesticidi. Le piante prese in oggetto comprendevano specie vicine a patate, mais, fagioli, zucca, peperoncino, vaniglia, avocado, pomodoro e cotone. Pare che il gruppo maggiormente a rischio sia quello della vaniglia, con tutte e 8 le specie presenti nella regione mesoamericana minacciate dall’estinzione o in periodo critico.

Non solo, però, anche i parenti selvatici di banana, mela, prugne e zenzero si trovano nella lista rossa di quelle più minacciate, insieme all’avocado. Il rischio di perdere queste piante in natura si fa concreto a causa del cambiamento climatico sempre più galoppante, ma non solo. Esercitano un ruolo fondamentale nella sparizione di queste specie vegetali anche i parassiti e le malattie che si alterano e hanno un impatto sempre più grande sulle piante. Ovviamente, questa ricerca ha evidenziato i grossi rischi e le implicazioni che potrebbe avere sulla sicurezza alimentare, per i quali sarebbe auspicabile conservarne dei campioni nelle banche genetiche.